Comunicato stampa VII edizione

FOTO AGR RICCARDI

Si è tenuta a Roma la settima edizione dell’Italia Africa Business Week (IABW), la due giorni che ospita il primo forum economico fra Italia e Africa promosso dall’Associazione Le Réseau.

Il Centro Congressi Villa Aurelia ha ospitato l’edizione transitoria che ha visto la partecipazione di istituzioni italiane e africane, imprenditrici e imprenditori, esperti di economia, innovazione e sostenibilità; realtà chiamate non solo a condividere le proprie competenze e conoscenze, ma ad essere parte attiva nella strategia e costruzione di IABW 2024.

In effetti, l’edizione di quest’anno è stata caratterizzata da dei gruppi di lavoro con l’obiettivo di individuare istanze, criticità, idee e strumenti al fine di facilitare gli scambi economici fra il tessuto imprenditoriale italiano e quello dei paesi africani.

La settima edizione si è aperta con l’intervento di Cleophas Adrien Dioma, Presidente dell’Associazione Le Réseau che ha dichiarato “Ci continueremo ad impegnare in una stretta collaborazione fra l’imprenditoria italiana e dei paesi africani. L’Italia è riconosciuta come un paese di qualità, eccellenza e creatività, e offre numerose opportunità di partnership e collaborazione agli imprenditori africani. Le diaspore africane rappresentano degli ambasciatori naturali del Made in Italy. Valorizzare le diaspore può essere utile per capire come promuovere interazioni e cooperazione fra Italia e Africa.”

A seguire l’intervento di Giuseppe MistrettaVice Direttore Generale/Direttore Centrale per i Paesi dell’Africa Sub-sahariana MAECI, che ha sottolineato l’impegno che l’Italia dovrebbe mettere nel creare un ambiente incoraggiante per lo sviluppo del business, in situazioni e contesti in cui gli imprenditori si possano sentire rassicurati ad agire. Una riflessione importante è stata riservata anche al fatto che l’Italia possa promuovere una presenza imprenditoriale italiana non solo nei paesi stabili, ma anche in quelli con una forte crescita economica. Il Vice-Direttore si è mostrato anche fiducioso circa i rapporti tra l’Italia e gli stati africani anche basandosi sul fermento per la preparazione dell’incontro organizzato dal Presidente del Consiglio italiano per il prossimo 5 novembre in cui verrà presentato il piano Mattei per l’Africa.

La conferenza di apertura ha visto anche la partecipazione di Leonardo Carmenati, Direttore Vicario -Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che ha sottolineato che esperienze come IABW possano essere elementi di strategia e di facilitazione fra il settore privato ed il business solidale. La legge n.125 del 2014 ha determinato la possibilità di finanziare attività del mondo profit, è per questo che le risorse private devono orientarsi in sinergia con la cooperazione, non solo guardando alla crescita economica, ma anche a quella sociale nel rispetto per l’ambiente.

A chiudere la conferenza di apertura  è stata Ada Ugo Abara, fondatrice della piattaforma D-Tech 4Good, coinvolta in tutte le sette edizioni di IABW, che ha portato una visione interessante sul ruolo dei giovani all’interno del percorso. “Oggi sono qui per rappresentare la componente giovane e femminile di IABW. In questi anni ho sentito chiamare i giovani come facilitatori di processi, di rapporti tra generazioni e fra persone di origine diversa. In ultima istanza i giovani sono stati anche facilitatori di scambi economici. Guardando all’importanza che ha il modo digitale, di cui mi occupo, nelle relazioni economiche mi rendo conto che il ruolo dei giovani in questi processi è primario. Rispetto agli anni passati ora ci sono percorsi imprenditoriali di giovani di origine africana che sono dei punti di riferimento di buone pratica in Italia che non possono essere ignorati, in quanto contribuiscono sia al panorama italiano che a quelli africani.”

La facilitazione ed il ruolo dei giovani è stato chiaro nelle diverse fasi della settima edizione che ha lasciato ampio spazio a delle presentazioni di aziende a conduzione giovanili ed esperienze progettuali di associazioni delle diaspore.

Le tavole rotonde, che hanno seguito la conferenza d’apertura, hanno riguardato “La sostenibilità del business in un mondo in rapida evoluzione” e “Il ruolo della diplomazia economica e commerciale nei processi d’internazionalizzazione tra l’Italia e l’Africa”. In relazione all’ultimo tema sono stati interessanti gli interventi di due rappresentati istituzionali da una parte italiana e dall’altra africana Stefano Lo Savio, Capo Ufficio I – Strategie per l’internazionalizzazione del sistema economico, MAECI e Onipatsa Helinoro Tianamahefa, Charge D’Affaraires Ambasciata di Madagascar; sull’importanza del ruolo della diplomazia economica tra l’Italia e l’Africa in ottica di lavoro in partenariato per creare le condizioni di intervento per gli imprenditori di ambedue le parti.

Il pomeriggio del primo giorno è stato dedicato a tre focus group, che hanno permesso ai partecipanti di avere un ruolo attivo di co-costruzione, non solo della prossima edizione, ma di una visione lungimirante per un futuro che vede protagonisti gli stakeholder italiani e del continente africano.

Il secondo giorno si è aperto con una tavola rotonda sulle “Diaspore, nuove generazioni e imprenditorialità transnazionale.” Importante il momento di restituzione dei focus group dove i rappresentanti di ciascun gruppo hanno condiviso quanto emerso nei singoli gruppi riportando le criticità, ma anche i fattori chiave di accesso al mercato italiano e di quelli africani; non sono mancati riferimenti importanti sul ruolo delle diaspore, strategie di marketing, e sull’internazionalizzazione di impresa. 

A chiudere la settima edizione Mehret Tewolde, CEO di Italia Africa Business Week “Uno degli elementi fondamentali è saper creare la fiducia ma anche darla, credo che l’elemento che ci contraddistingue sia il fidarsi reciprocamente. Questa è stata,  assieme alle prime tre edizioni, una delle più belle e stimolanti. Oltre a dialogare, abbiamo ascoltato e questa è la novità ed il tratto distintivo di questa edizione. È necessario creare le condizioni perché siano anche le istituzioni ad ascoltarci e non solo l’opposto. Data la complessità e la difficoltà del progetto ci siamo posti la domanda “Vale la pena continuare?” Voi ci avete dimostrato che è giusto ed obbligatorio proseguire”.

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